REGARD CROISES

A proposito di Parigi

Un Abbecedario di Marc Augé
a cura di Riccardo Piaggio e Luca Bich (26', pourparler, 2020)
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Quando si decide di girare un “abecedario”, è inevitabile partire da quest’ultimo, il primo e molto probabilmente unico, realizzato da Pierre-André Boutang e Michel Pamart. È stato diffuso per la prima volta su Arte nel 1995, nonostante il canale franco- tedesco fosse attivo soltanto dal 1992. In realtà, si trattava di una semplice intervista con il grande filosofo e presentatore francese Gilles Deleuze, morto suicida nel 1994, girata in una maniera abbastanza grezza o in altre parole, con nonchalance. È quindi impossibile non ripensare almeno alle origini, essendo consapevoli di "rubare", un'idea tanto originale quanto efficace: quale modo migliore per capire fino in fondo il pensiero di un uomo, se non attraverso delle parole chiave, citate una dopo l'altra al ritmo dell'alfabeto?

A come Augé, quindi. E come Abecedario dei non luoghi che abitiamo e che ogni tanto, ci abitano.La prima cartolina è un ritratto del suo autore, attraverso le sue parole e la sua voce, il suo volto e le immagini iconiche di un bistrot, di un passaggio e della metropolitana parigina.Ci sono passaggi che si attraversano per tutta la vita e nei quali abbiamo voglia di fermarci".

“Nota” antropologica al progetto

Il progetto si propone di illustrare attraverso delle “pillole” che cos’è un non luogo. L'impronta prevalentemente visiva vuole condensare in pochi minuti i diversi aspetti che caratterizzano questi spazi intercambiabili. Da un lato si vuole sottolineare l'aspetto più puramente architettonico ed estetico dei non luoghi, il loro carattere di passaggio , di rassicurante conformismo. Dall'altro si vuole analizzare il loro carattere relativo, ovvero sottolineare per chi e in quale occasione questi spazi definiscono il significato di non luogo e allo stesso tempo analizzare quando questo cessa di esistere. Il non luogo è infatti una condizione situazionale, in cui l'identità del passante è rifiutata a favore di un più rassicurante anonimato. Il luogo può però emergere in qualsiasi istante, non appena si affermi una relazione, un'identificazione, un legame sociale.

Il valore contemporaneo del non luogo

Il non luogo ci rivela qualcosa su due aspetti centrali della nostra società: la questione dell’identità e quella della relazione. Se ciò che catterizza il non luogo è il fatto che le persone non riescano ad intrattentere con quest’ultimo o all’interno di quest’ultimo una relazione, possiamo vedere chiaramente come il non-luogo sia relativo.
Un aeroporto può costituire un non-luogo per un viaggiatore ma diventare un luogo per chi lavora ogni giorno all'interno del suo perimetro.
Costruendo punti di riferimento con il non luogo, l'uomo trasforma uno spazio neutro, destinato al passaggio, in uno spazio che ha un'identità ben definita e che si arricchisce ogni giorno con lo svolgersi degli eventi e l'intrecciarsi delle relazioni.

Più che un'analisi semiotica dei non-luoghi, queste " pillole " vorrebbero condurre a uno sviluppo verso una forma di "short story" in cui l'antropologo Marc Augé evoca, con un'analisi del (non)luogo, il rapporto, il suo rapporto, con questo luogo.
Si tratterebbe quindi di una danza tra l'oggettivo e il soggettivo, un approccio già peculiare della scrittura del filosofo della postmodernità.
Per questo abbiamo pensato a una forma, uno stile cinematografico che potesse rendere l'oggettività dell'analisi così come lo sguardo soggettivo, la storia.
Da un lato la macchina fotografica su treppiede, fissa, grandangolare, nitida, dall'altro una macchina fotografica che scruta, cerca, si ferma sui particolari, i dettagli, gli sguardi rubati.
Anche il suono deve darci questo: il vero nel suo senso più ampio ma anche l'intimo. Ma perché non introdurre anche elementi creativi nell'immagine e nel suono, a seconda dei casi: archivi, dettagli che distraggono, foto, materiale onirico del visivo da un lato, effetti sonori, sussurri, suoni minimalisti, archivi sonori dall'altro? Pensiamo alle "pastiglie" che possono essere unicum, piccole opere a sé stanti.

Un non luogo è uno spazio intercambiabile dove l'essere umano rimane anonimo. Ne sono esempi i mezzi di trasporto, le grandi catene alberghiere, i supermercati, le aree di servizio autostradali, ma anche i campi profughi. L'uomo non vive e non si appropria di questi spazi, con i quali piuttosto ha un rapporto di consumo.

Ex studente dell'École normale supérieure (L1957), professore aggregato in lettere classiche, dottore in lettere e scienze sociali, Marc Augé è direttore degli studi presso l'École des Hautes Études en Sciences Sociales (EHESS) di Parigi; dal 1985 al 1995 ne è stato presidente (dopo Fernand Braudel, Jacques Le Goff e François Furet).

Direttore di ricerca all'ORSTOM (oggi IRD) fino al 1970, poi, eletto all'EHESS, ha svolto numerose missioni in Africa nera, soprattutto in Costa d'Avorio e Togo, e in Sud America, sviluppando il concetto di ideo-logia, cioè il modo in cui, attraverso dispositivi simbolici e produzioni, il possibile e il concepibile sono organizzati per una data società, e come l'imposizione di senso è orchestrata per tutti e per ciascuno.

Dalla metà degli anni Ottanta ha diversificato i suoi campi di osservazione, compiendo diversi viaggi in Venezuela, Bolivia, Argentina, Cile, cercando di osservare le realtà del mondo contemporaneo nel suo ambiente più prossimo (Parigi, Francia, Italia, Spagna) e nelle sue produzioni "lontane", soprattutto artistiche (fotografia, cinema, pittura, architettura, letteratura). Nel 1992 ha fondato, insieme a Gérard Althabe, Jean Bazin ed Emmanuel Terray, il Centro di Antropologia dei Mondi Contemporanei dell'EHESS5.

Oggi continua a viaggiare e a tenere conferenze all'estero, in particolare in Europa e in America.

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