Ceci est mon Corps

Incontro con Louise Mey e Lauren Malka
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LOUISE MEY E LAUREN MALKA

Ceci est mon corps (Questo è il mio corpo) è un libro collettivo scritto da tre autrici e tre giornaliste della rivista femminista e intersezionale francese Causette. Ognuna ha scritto sul tema del corpo sotto la forma di articole o di finzione. Lauren Malka, giornalista per Causette, rompe un tabù parlando dell’intestino, quest’organo capriccioso, mentre l’autrice Louise Mey evoca i seni nella loro molteplicità e la loro bellezza.

Lauren Malka è giornalista, autrice e programmatrice culturale. Scrive delle croniche ogni mese nelle pagine “libri” di Causette. Il resto del tempo, scrive un film-documentario sulle tradizioni delle pratiche culinarie francesi, fa l’animatrice per programmi alla radio, e organizza degli eventi letterari per delle istituzioni, sale di concerto e festivals.

Louise è un’autrice dai diversi talenti. Ha già scritto per bambini così come per adolescenti prima della sua partecipazione a Ceci est mon corps. Ma scrive anche per gli adulti: gialli e thrillers che parlano di violenze sessiste, e denuncia il patriarcato in modo più leggero con la sua pièce sulle mestruazioni Chattologie (Patatalogia).



Arthur e Tessa hanno avuto l’onore di incontrare, sebbene dietro uno schermo, le autrici francesi Lauren Malka e Louise Mey che hanno parlato della loro partecipazione al libro collettivo Ceci est mon corps, pubblicato a marzo 2020 dalle edizioni Rageot in collaborazione con la rivista femminista Causette.

Ceci est mon corps (Questo è il mio corpo) è stato scritto da 6 scrittrici francesi: Anna Cuxac, Alizée Vincent, Faïza Guène, Ovidie, Lauren Malka et Louise Mey.

In questo libro ognuna di voi ha scelto una tematica legata al corpo: la testimonianza di Timothée, un uomo trans che racconta della sua transizione di genere e dell’accettazione di quest’ultima da parte di sua madre, il tabù del sesso, dei capelli ricci, delle braccia grossi nel senso di poco toniche, tu Lauren hai parlato dell’intestino mentre Louise dei seni.

Ceci est mon corps, costituisce un grande passo in avanti per portare consigli benevoli e nell’aiutare ad accettarsi e ad amarsi. Nei vostri discorsi c’è la volontà di abbattere i tabù e i cliché di genere. Precisiamo che questo libro è stato scritto per gli adolescenti.



C’è un’attenzione particolare nello scrivere per questo tipo di pubblico?

Louise: C’è una responsabilità e un potere nell’atto nello scrivere per gli adolescenti. Poichè ho scritto su un argomento legato alla sferz intima, ho fatto attenzione al mio discorso pensando all’impatto che potesse avere su di loro. Sono partita dalla mia esperienza personale pichè ciò che ho letto a quell’età ha avuto una grande influenza su ciò che sono diventata. L’adolescenza è un periodo di costruzione, ma a volte anche di distruzione, è un periodo nel quale ci poniamo tante domande su chi siamo, su cosa vogliamo, chi amiamo… In questo periodo possiamo scontrarci con le rappresentazioni della società, la scuola media può essere un luogo molto violento. Ho tenuto conto di tutto questo per scrivere un racconto che non costituirebbe una sofferenza per il lettore e la lettrice.

Lauren: Era la prima volta che scrivevo per adolescenti. Ho quindi chiesto all’editrice [le edizioni Rageot specializzate nella letteratura per adolescenti], che cosa significasse scrivere per gli adolescenti, se fosse necessario semplificare la lingua e il discorso. Ho scelto un racconto con una dimensione scientifica che era già un soggetto complesso di per sé, dato che l’intestino è un organo contorto e difficile da descrivere. [Lauren ha scritto un racconto fittizio e fantastico su Intestine, un’adolescente che ha dei disordini alimentari che sono causati da una piovra che vive in lei e che personifica l’intestino, riuscendo addirittura a rimpiazzarlo.] Trovavo fosse importante rimanere fedele alla mia idea e di non fare riferimenti che non fossero miei. L’editrice mi ha detto questa cosa interessante, ovvero che per un pubblico giovane è bene avere un personaggio al quale identificarsi, quindi giovane. E siccome ho sempre avuto quell’adolescente dentro di me, l’ho integrata al mio progetto.

Lauren, perché aver scelto l’intestino fra tutte le parti del corpo?

Parlare della pancia è stato subito ovvio per me perché alla fine questo racconto è un molto intimo, parlo di me. Ho sempre sofferto di mal di pancia e ho sempre creduto che questo mal di pancia nascondesse un super potere perché è il luogo nel quale sono racchiuse tutte le mie emozioni forti che mi rendono vulnerabile e fragile. Da me tutto passa da lì, creatività compresa. L’ho scelto anche perché secondo nuove scoperte scientifiche la pancia è il nostro secondo cervello, l’intestino ci rappresenta ancora meglio della nostra impronta digitale poiché è assolutamente unico nel suo funzionamento! Vi è anche una dimensione letteraria legata alla pancia con tutte le espressioni: “Non ho digerito”, “Non me la sono bevuta”, “Avere un nodo allo stomaco”. Ho anche scoperto che “ipocondriaca” viene dall’ipocondrio, che è il quadrante addominale superiore. Ho imparato molto scrivendo questo racconto!

Louise, potresti dirci perché hai parlato dei seni?

VOCE OFF:

Prima di ascoltare la risposta di Louise vorremmo darvi la definizione di tre nozioni legate alla questione di genere di cui ci parlerà nella sua risposta.

La prima è la trans-identità. La persona transgender è una persona la cui identità di genere non corrisponde a quella che le è stata attribuita alla nascita.

La seconda è la nozione di cisgender, ovvero quella per cui l’identità di genere corrisponde a quella che le è stata attribuita alla nascita, è il caso delle persone che hanno maggiore visibilità nella società e di noi quattro qui riuniti: siamo tre donne cisgender e un uomo cisgender.

La terza definizione è quella della binarietà, di cui parlerà Louise, che fa riferimento a una definizione della società basata su due, unici generi che sono il maschile e il femminile e che nega l’esistenza di potenziali altri generi che possono trascendere le definizioni prima citate.

Louise: Il progetto iniziale era scrivere un libro rivolto soprattutto alle giovani adolescenti, quindi le persone viste come appartenenti al genere femminile.

Precedentemente ho scritto una pièce di teatro intitolata Chattologie (letteralmentePatatalogia”) che parla senza tabù, e con umorismo, del sesso femminile e delle mestruazioni, dunque per questo libro il mio primo riflesso è stato pensare ai segni esteriori che ‘fanno’ una donna, secondo la definizione della società tradizionale. Scrivere questo testo è stato ancora più arricchente perché ho provato a farmi una cultura sulla trans-identità, ho cercato di capire la binarietà dei generi (femminile e maschile), di parlare di “vere” donne, ovvero di cio che le costituiscono poiché questi sono un insieme di preconcetti sui quali bisogna interrogarsi. Ma è vero che il mio primo riflesso è stato di precipitarmi sui seni visto che avevo già abbordato l’argomento del sesso femminile (ndr. In Chattologie).

Non potevo parlare dei seni senza altre testimonianze, perché ho soltanto due seni, che sono ben sufficienti, per poterne parlare in modo più generale non bastavano! Quindi ho lanciato un appello su Twitter: “Se i vostri seni sono cresciuti nel periodo adolescenziale com’è andata? In che modo sono cresciuti? Come l’avete vissuto?”. Ho ricevuto centinaia di testimonianze e quelle che ho scelto per il mio racconto non le ho trasformate, le ho prese esattamente com’erano.

Louise, quali sono le testimonianze che ti hanno colpita di più?

Louise: Ho avuto delle testimonianze di uomini trans e donne trans, che erano state o meno operate, che parlavano anche di cosa significasse avere o meno avere un segno esteriore associato a una femminilità come è percepita tradizionalmente, che si sentivano donne o meno interiormente. Tutto cio mi ha fornito una dimensione complessa e mi ha dato delle testimonianze scritte molto toccanti e negative. C’erano tanti ricordi di donne cisgender sulla comparsa dei seni, come una cosa molto violenta o crudele o di altre che non avevano ricordi a sufficienza; ragazze che si disperavano di essere piatte e che per questo si sentivano ‘meno’ donne rispetto ad altre. Donne transgender alle quali l’assenza di seno le faceva sentire di fronte ad un’ ulteriore prova...

Bisogna considerare anche l’irruzione del mondo esteriore sul corpo delle persone viste come ragazze, non ci sono solo i “ragazzi-della-scuola-media” ad importunarle ma c’è anche il viscido tra i 30 e 125 anni che per strada, in metro o sull’autobus trova normale aggredire ragazze che hanno 12 anni. Anche se il seno è ben visibile non si può non riconoscere che una ragazza abbia soltanto 12 anni!

Io sono stata percepita come donna molto presto e ho dei ricordi terribili di aggressione e di molestie per strada. Quando ho cominciato il mio progetto di scrittura pensavo che avrei trovato testimonianze positive più numerose, invece mi sono resa conto che tante altre hanno vissuto la mia stessa esperienza. Sono comunque molto felice di sapere che il mio racconto sia risultato leggero e divertente nonostante le testimonianze non lo siano state, quindi il complimento mi va dritto al cuore!

Nella società c’è questa norma che stabilisce dei criteri di rappresentazioni, di bellezza. E questo può essere molto difficile da vivere durante la pubertà perché è un periodo di grande cambiamento per il nostro corpo. E tutta la pressione dello sguardo degli altri sui nostri corpi, può essere causa di bullismo, in particolare a scuola. Tu Louise parli di ciò che chiami “I-Ragazzi-della-Scuola-Media”, qual’è il loro profilo?

Louise : Non sono solo i ragazzi che molestano. I criteri sessisti sono anche interiorizzati dalle ragazze, e la pressione dello sguardo delle ragazze fra loro è molto forte. Non è un aspetto che ho sviluppato in profondità, ma mi pareva che non fosse possibile non parlarne, perché la mascolinità tossica si cristallizza a scuola media. Dei “ragazzi-della-scuola-media” ne parlo come una massa sociale, un gruppo. La scuola media è un periodo molto violento, pieno di grandi incertezze, e quando non si sa dove andare il gruppo dona una forme di sicurezza. Il gruppo alla fine è un mondo a sé, tra compagni della stessa classe, della stessa età e stesso genere. Questi ragazzi e queste ragazze, che in gruppo molestano gli altri, presi individualmente hanno anche i propri complessi e le proprie insicurezze.

Sono delle nozioni sulle quali sto ancora lavorando e non volevo entrare troppo nel dettaglio perché non volevo imporre a degli adolescenti un discorso su cui ancora non sono ben informata. Avevo bisogno di parlare di questa pressione che genera il gruppo, di quella maniera con la quale i ragazzi si sentono autorizzati a giudicare, a valutare il corpo delle ragazze, e a dirle ciò che pensano su di esso. Anche se hanno i propri demoni da affrontare ogni giorno, restano una classe dominante perché sono educati così, hanno più diritti, sono incoraggiati a prendere più spazio, e più spesso la parola. Ci sono degli studi che lo dismostrano questo. La scuola media è un luogo dove si ritrovano tutte le tensioni sociali, perché alla fine, la scuola non è una cosa a parte dalla società, ne fa parte.

Il sessismo fa anche del male agli uomini: non possono piangere, né mostrare le loro emozioni, devono essere forti, agressivi, potenti. Tutto questo è molto negativo, che cosa resta così di gradevole nella vita? Non hanno diritto alla tenerezza, alla dolcezza, non possono sbagliare, per esempio c’è l’idea che se un uomo è disoccupato non può badare alla moglie e ai figli. Questo è la mascolinità tossica, è il fatto di determinare che un uomo deve essere fatto in un certo modo e fare una certa cosa. E se non rientra in questi criteri, resta una pedina.

Il principio di avere una scrittura che si vuole femminista, è di provare a porsi delle domande, io di queste non ho tutte le risposte. Inoltre, questo testo è stato complesso da scrivere perché è molto raro quando io scriva in prima persona. Il testo non parla di me ma uso “io” lo stesso. È stato complicato fare un testo che potesse essere utile a delle ragazze e dei ragazzi cisgenere o transgenere per quanto possibile.

Alcuni genitori non hanno coscienza del peso che prendono le loro parole rivolte ai propri figli. È il caso della madre di Intestine nel tuo racconto Lauren. Lei “violenta” sua figlia senza rendersene conto: si beffa della sua pancia, facendo passare la regola che vuole che una adolescente di 16 anni sia snella e non debba mangiare troppo, e dunque questo causa i disordini alimentari di Intestine.

Lauren: La mia generazione, come quella di Louise, è cresciuta in una società molto patriarcale. È importante quindi dire che non solo i ragazzi hanno introiettato questo ma anche le ragazze. Tutti siamo un costrutto dal patriarcato. Il sessismo non viene unicamente dai ragazzi. Mi ci è voluto tempo per esternare questa mia misoginia, ed è un lavoro ancora in corso. E per le generazioni più grandi è ancor più difficile abbattere tutto quello che ha costruito la società patriarcale.

Trovo che la nuova generazione femminista sia molto interessante perché si ritrova, nel rapporto con il corpo, nella sua dimensione più intima. Il corpo è un luogo in constante interazione con l’altro. Il corpo è allo stesso tempo un luogo individuale, un luogo di rappresentazione e di manipulazione, in particolare per le donne. Nel testo tuo testo Louise, hai detto “Grazie Internet per ricordarmi che il seno è un organo globoso prima di essere un oggetto di sguardo.” Infatti nella società, il corpo femminile è definito innanzitutto come un ogetto dello sguardo e rappresentazione sessuale. E questo è una delle rivendicazioni, rispetto al tabù sulle mestruazioni per esempio: l’idea è di dare un nome alle cose e non farne solo un oggetto di sguardo.

Louise : Difatti, il corpo delle donne è politico, così come il corpo delle persone trans, delle persone vittime di razzismo. Dal momento che non sia un uomo cisgenere [di cui il genere attribuito alla nascità è lo stesso della sua identità di genere] bianco con una cravatta, il tuo corpo è politico, perché sei sottomesso/a a delle politiche che derivano di legge che non ti appartengono perché non sei stato tu a farle. Il corpo è sedimento di dinamiche societali, di tante decisioni politiche e di tante lotte passate e odierne.

Lauren: A proposito di questo rapporto madre-fliglia, devo dire che il mio racconto è stato molto personale in realtà. La prima persona che è intervenuta in maniera troppo invadente nel rapporto con il mio corpo, è stata mia madre. Ciò che ho voluto mettere in luce nella mia finzione è la consapevolezza che a costruire questo sguardo patriarcale è spesso la madre. Questo è uno sguardo che ho sviluppato da piccola sul mio corpo e ancora oggi faccio fatica a liberarmene. Io sogno un rapporto madre-figlia dove il corpo della bambina non sia un oggetto altro, estraneo, dove la madre non sia invadente su esso.

Louise : Ciò che dici è molto interessante perché sono delle questioni che emergono molto dal protrarsi delle norme patriarcali. Il ruolo della donna è quello di portare avanti le tradizioni. È la madre che bada alla figlia, questo traspare in tutta la letteratura dei settecento e ottocento, dove il padre non interviene mai nell’educazione della figlia, e non interagisce nemmeno con lei. Mentre la madre detta tutte le regole per farla diventare la perfetta donna che corrisponde al modello sociale della moglie. Ed ancora oggi, la società chiede alle donne di mantenere un sistema che le ha rese infelici.

Partecipare alla scrittura di questo libro vi ha portato qualcosa di particolare, in termine di esperienza?

Lauren : Tutto ciò che scrivo mi trasforma totalmente, faccio le cose con molto impegno e con passione. Rispetto alla scrittura del mio racconto, è stato difficile da costruire perché è stata la prima volta che ho scritto per adolescenti e che sono andata così lontano nella fantascienza. Ci sono volute molte ricerche perché questa storia della piovra è stata una ricerca scientifica e quella sull’intestino lo stesso.

Louise : Non scrivo spesso in prima persona perché ancora non mi sento legittimata a scrivere ciò che potremmo chiamare un saggio. Ma poi questo racconto in Ceci est mon corps, mi ha permesso di scrivere l’adattazione in libro della mia pièce Chattologie, che ho dovuto scrivere proprio in prima persona, passando dall’ “io” recitato sulla scena teatrale a quello personale. Quindi Ceci est mon corps mi ha ben preparata per questo altro progetto.

Traduzione: Tessa Benattia, Barbara Lorizzo e Lara Mastrantonio.

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